Con l’arrivo di Mario Monti al Governo dell’Italia, e in attesa che vengano nominati i nuovi responsabili dei vari Dicasteri, si discute animatamente su quali saranno le strategie adottate per uscire dalla crisi economica in cui versa l’Italia. La redistribuzione dei redditi attraverso la tassazione dei più ricchi rappresenta uno degli strumenti più invocati dalle parti sociali e da diversi partiti dell’arco costituzionale. Da questa prospettiva, l’introduzione della tassa patrimoniale e il ritorno dell’ICI sono le ipotesi che maggiormente interessano chi è attento all’evoluzione del mercato immobiliare della nazione. Proviamo a capire che scenario si sta tratteggiando.

L’imposta sui patrimoni, pareri positivi

Per Tassa Patrimoniale si intende una forma di tassazione che interessa i proprietari di immobili, compresi coloro i quali non ne traggono da euna fonte di reddito (ad esempio, attraverso contratti di locazione). Chi da tempo invoca questo tipo di provvedimento ne rileva l’equità: si paga in base al numero e al valore degli immobili posseduti, e si opera con l’obiettivo di tassare le fasce più abbienti della popolazione. A questo proposito, la segretaria della CGIL, Susanna Camusso, ha espresso chiaramente la posizione del sindacato, ponendo l’accento sul bisogno dell’Italia di equità sociale e sul diritto alla crescita. Le ricette sperimentate finora non sono state sufficienti a garantire un progresso: è necessario, invece, cominciare dalla redistribuzione fiscale e dalla tassazione delle ricchezze più grandi.

I pareri negativi

Fiaip e Confedilizia, dal canto loro, si sono affrettati a mostrare le loro perplessità sulla patrimoniale, considerandone l’impatto sul territorio. I due enti hanno rilevato che questo tipo di tassazione potrebbe aumentare il rischio di far deprimere il già stagnante mercato immobiliare, fino al punto di svalutare gli immobili ipotecati per un mutuo e, paradossalmente, arrivare a non coprire a sufficienza l’investimento effettuato.

Il risultato, fanno notare, sarebbe quello di riprodurre lo stesso deficit ipotecario che ha scatenato la crisi dei mutui subprime USA. Le stime dei due organi parlano di un crollo del 10-12% delle quotazioni immobiliari, che si aggiungerebbe alla situazione non proprio rosea del settore creando un ulteriore freno alle trattative. Già le sole voci dell’arrivo della patrimoniale avrebbero fatto calare i prezzi del 3-5%, con ribassi superiori alla media registrati a Sud e nel Centro Italia: a Palermo un calo dell’8%, Roma del 7% e Napoli del 6%. Fiaip e Confedilizia parlano addirittura di “panic selling”: l’incertezza circa l’aumento delle tassazioni immobiliari starebbe già le compravendite e si ripercuoterebbe per tutto il prossimo anno (finché i parametri della tassa vengano stabiliti e questa possa entrare a regime compiutamente).

Al di là della posizione fortemente contraria dei due enti, quel che è certo che bisogna trovare un modo per uscire dalla crisi; per evitare, poi, i rischi di subprime è sufficiente porre dei tetti chiari e definiti alle tassazioni, intervenendo in misura proporzionale al valore degli immobili. Infine, bisognerebbe considerare che in molte zone d’Italia i prezzi degli immobili non riflettono l’andamento dell’economia locale, ma restano molto più elevati: un leggero abbassamento dei prezzi potrebbe rivelarsi un elemento positivo, che riduca i tempi di vendita e stimoli il mercato delle compravendite a riprendere vita.

Fonte: Redazione immobiliare.it

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